La inattendibilità delle recenti dichiarazioni del sindaco di Verona Tosi sulla situazione della Fondazione lirica solleva nuove preoccupazioni sul futuro del nostro Teatro stabile.
Nella sostanza il sindaco invoca finanziamenti statali a fondo perduto, per ripianare la voragine del deficit, sulla falsariga di quanto sarebbe stato fatto a Napoli.
Che un sindaco leghista e sostenitore delle privatizzazioni si aggrappi ad interventi statali e segua strade battute da comuni meridionali, tante volte criminalizzate e tacciate di “assistenzialismo e parassitismo”, la dice lunga sullo stato confusionale e sull’impotenza di Tosi, che disattende clamorosamente le promesse da marinaio fatte in campagna elettorale, solo pochi mesi fa.Tosi – tra l’altro – dimentica che il Teatro S. Carlo di Napoli è stato commissariato, oppure intende indicare questo percorso anche per l’Arena di Verona, ma allora lo deve dire apertamente, confrontandosi nelle sedi opportune.
Altre spiegazioni non vi sono, se non il menefreghismo e l’imperizia amministrativa, che comincia ad affiorare, una volta esaurito il bagaglio di demagogia e di pulsioni securitarie e razziste.
Se Verona vuole tornare ad essere una città aperta e avanzata, deve rimettere la cultura tra le sue risorse fondamentali, difendere il suo Teatro Stabile, valorizzare i propri corpi artistici, rilanciare la lirica, oggi ridotta a livelli inaccettabili.
E’ priva di qualsiasi fondamento la richiesta di finanziamenti a fondo perduto, senza la predisposizione di un piano credibile di rilancio.
Una dirigenza come quella di Orazi e del suo seguito ha accumulato negli ultimi due anni un deficit di gestione di quasi 10 milioni di euro e nessun veronese comprerebbe da loro una auto usata.
Insomma le uniche persone che il sindaco attuale riesce a rimuovere sono alcuni gruppi di rom e di extracomunitari; Tosi – acquiescente al volere dei potentati e delle corporazioni forti – si dimostra per quello che è, un Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti.
Ci pensi bene il sindaco e presidente della Fondazione Arena, perché – stando fermo – non riuscirà ad evitare che il suo nome venga automaticamente abbinato a quello di Orazi nella caduta libera del Teatro e del nome di Verona nel mondo.
La Sinistra – l’arcobaleno
Partito Socialista
VERONA
lunedì 21 gennaio 2008
mercoledì 16 gennaio 2008
LE SABBIE MOBILI DELLA FONDAZIONE ARENA
Con una nota esplicita e inequivocabile, la RSU (Rappresentanza sindacale) aziendale e la totalità dei lavoratori dell’Arena hanno denunciato la inadeguatezza del Sovraintendente Orazi e della dirigenza che lo circonda, sollecitando così il cambiamento e la predisposizione di un serio e credibile piano di rilancio.
Le reazioni sono state sconcertanti: il silenzio glaciale di Tosi, sindaco e presidente della Fondazione; lo sconcerto e il disappunto dei vertici sindacali provinciali, che in un comunicato equivoco propongono un confronto che eviti “inasprimenti”; la contrapposizione ottusa del governatore Galan, il quale non sa nulla dell’Arena, ma difende Orazi per esclusiva convenienza politica.
Sulla testa di Orazi pesano come un macigno le vecchie e le nuove scelte fallimentari, l’attuale stagione invernale del Filarmonico, scadente come sempre e centrata su un’opera costosa e anonima, quale “Nixon in Cina” di John Adams; e poi – per la seconda volta – l’ingaggio di un direttore artistico, dileguatosi come neve al sole (Battistelli dopo Carminati) e la sempre più disastrosa situazione economico-finanziaria, con un deficit ormai prossimo ai 20 milioni di Euro.
Eppure tutto è fermo, come se le cose andassero per il meglio.
Le recenti novità legislative, che modificano sostanzialmente il “decreto Asciutti”, permettendo investimenti e assunzioni, a Verona non potranno essere applicate per la pesantezza dei bilanci.
Anzi, incombe minaccioso sui destini della musica e dei corpi artistici, un fantomatico piano di ristrutturazione, che prevederebbe tagli al personale e la fine della stagione invernale, in altre parole la soppressione del teatro stabile.
Il sindaco non può più tacere, illudendosi che il silenzio decanti la situazione; sono in gioco il futuro di centinaia di lavoratori qualificati e il nome stesso di Verona, legato da sempre alla musica lirica.
Altrochè l’URSS, caro Galan! Qui è l’Arena che rischia di fallire, mentre Orazi – passato senza battere ciglio dalle frequentazioni uliviste alla protezione di Forza Italia – per ingraziarsi vescovi e prelati, politici e “ottimati”, umilia l’orchestra di Verona, facendole suonare in Duomo una fiaba per bambini, scritta dalla moglie del vice sindaco di Verona, Meocci.
La Sinistra – L’Arcobaleno
Partito Socialista
VERONA
Le reazioni sono state sconcertanti: il silenzio glaciale di Tosi, sindaco e presidente della Fondazione; lo sconcerto e il disappunto dei vertici sindacali provinciali, che in un comunicato equivoco propongono un confronto che eviti “inasprimenti”; la contrapposizione ottusa del governatore Galan, il quale non sa nulla dell’Arena, ma difende Orazi per esclusiva convenienza politica.
Sulla testa di Orazi pesano come un macigno le vecchie e le nuove scelte fallimentari, l’attuale stagione invernale del Filarmonico, scadente come sempre e centrata su un’opera costosa e anonima, quale “Nixon in Cina” di John Adams; e poi – per la seconda volta – l’ingaggio di un direttore artistico, dileguatosi come neve al sole (Battistelli dopo Carminati) e la sempre più disastrosa situazione economico-finanziaria, con un deficit ormai prossimo ai 20 milioni di Euro.
Eppure tutto è fermo, come se le cose andassero per il meglio.
Le recenti novità legislative, che modificano sostanzialmente il “decreto Asciutti”, permettendo investimenti e assunzioni, a Verona non potranno essere applicate per la pesantezza dei bilanci.
Anzi, incombe minaccioso sui destini della musica e dei corpi artistici, un fantomatico piano di ristrutturazione, che prevederebbe tagli al personale e la fine della stagione invernale, in altre parole la soppressione del teatro stabile.
Il sindaco non può più tacere, illudendosi che il silenzio decanti la situazione; sono in gioco il futuro di centinaia di lavoratori qualificati e il nome stesso di Verona, legato da sempre alla musica lirica.
Altrochè l’URSS, caro Galan! Qui è l’Arena che rischia di fallire, mentre Orazi – passato senza battere ciglio dalle frequentazioni uliviste alla protezione di Forza Italia – per ingraziarsi vescovi e prelati, politici e “ottimati”, umilia l’orchestra di Verona, facendole suonare in Duomo una fiaba per bambini, scritta dalla moglie del vice sindaco di Verona, Meocci.
La Sinistra – L’Arcobaleno
Partito Socialista
VERONA
sabato 12 gennaio 2008
LIBERTA' E' SICUREZZA!
Cittadini d’Europa: Diritti Civili, Diritti Sociali, Libertà e Sicurezza
Libertà di circolazione e diritto di soggiorno pilastri dell’integrazione europea
Questo è il tema dell’importante iniziativa organizzata per SABATO 12 GENNAIO alle 9.30 presso la LOGGIA DI FRA’ GIOCONDO, Piazza dei Signori – Verona dal Partito della Rifondazione Comunista, dal Partito dei Comunisti Italiani, da Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo e dalla Federazione dei Verdi Sole che Ride di Verona.
L’incontro è co-promosso dalle reciproche rappresentanze al Parlamento Europeo: la GUE-NGL (Sinistra unitaria europea/Sinistra Verde Nordica), i VERDI (Alleanza Libera Europea), PSE (Gruppo socialista al Parlamento Europeo).
Saranno presenti:
la/i deputata/i al Parlamento Europeo Claudio Fava, Pasqualina Napoletano, Umberto Guidoni, Vittorio Agnoletto, Sepp Kusstatscer, Giusto Catania, Roberto Musacchio; la senatrice Tiziana Valpiana;
la/i deputata/i al Parlamento italiano Gino Sperandio, Paolo Cacciari, Katia Belillo;
i consiglieri regionali Nicola Atalmi, Pierangelo Pettenò e Gianfranco Bettin.
L’iniziativa vuole essere una chiara risposta politica alla deriva securitaria che ha visto protagonista nella nostra città la nuova amministrazione comunale e il sindaco Flavio Tosi in particolare.
La stessa iniziativa verrà replicata nel pomeriggio a Cittadella (Pd) che, con Verona, è diventata il simbolo della xenofobia leghista.
giovedì 10 gennaio 2008
CON I METALMECCANICI IN LOTTA PER IL CONTRATTO
Oggi i metalmeccanici manifestano a sostegno del loro rinnovo contrattuale. Le richieste approvate da un referendum democratico e presentate agli imprenditori riguardano il miglioramento delle condizioni di lavoro, normative ed economiche, che sono ormai al limite della sopportabilità.
Bassi salari, precarietà, infortuni e autoritarismo sono il tratto fondamentale scelto dalla Confindustria per competere sui mercati con risultati disastrosi per l’intero sistema economico e sociale del paese.
Il segno più drammatico di questa dissennata politica sono i sette omicidi, ipocriticamente chiamati “bianchi”, dei lavoratori della Thyssen di Torino.
L’attacco al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è la risposta politica della Confindustria alle richieste dei lavoratori.
Confindustria, al contrario, dovrebbe dare conto al Paese della propria incapacità d’innovazione produttiva e di gestione delle aziende (dalla Cirio alla Parmalat, dalla Telecom a tutto il settore della telecomunicazioni).
A fronte di questo scenario, le ricette non sono la ricerca, la formazione e l’innovazione, ma precarietà, bassi salari per i lavoratori ed alti stipendi per i manager.
Il sostegno convinto de “la Sinistra l’Arcobaleno” allo sciopero generale dei metalmeccanici di oggi, ci impegna in un’azione efficace contro la precarietà, per uno stato sociale universale ed inclusivo, per la difesa e la conquista del contratto nazionale, per l’aumento dei salari ed il miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza sociale.
(Dichiarazione dei Diritti dell’uomo - Assemblea Generale della Nazioni Unite – 10/12/1948)
(Costituzione della Repubblica Italiana - 01/01/1948)
Bassi salari, precarietà, infortuni e autoritarismo sono il tratto fondamentale scelto dalla Confindustria per competere sui mercati con risultati disastrosi per l’intero sistema economico e sociale del paese.
Il segno più drammatico di questa dissennata politica sono i sette omicidi, ipocriticamente chiamati “bianchi”, dei lavoratori della Thyssen di Torino.
L’attacco al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è la risposta politica della Confindustria alle richieste dei lavoratori.
Confindustria, al contrario, dovrebbe dare conto al Paese della propria incapacità d’innovazione produttiva e di gestione delle aziende (dalla Cirio alla Parmalat, dalla Telecom a tutto il settore della telecomunicazioni).
A fronte di questo scenario, le ricette non sono la ricerca, la formazione e l’innovazione, ma precarietà, bassi salari per i lavoratori ed alti stipendi per i manager.
Il sostegno convinto de “la Sinistra l’Arcobaleno” allo sciopero generale dei metalmeccanici di oggi, ci impegna in un’azione efficace contro la precarietà, per uno stato sociale universale ed inclusivo, per la difesa e la conquista del contratto nazionale, per l’aumento dei salari ed il miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza sociale.
Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro….Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
(Dichiarazione dei Diritti dell’uomo - Assemblea Generale della Nazioni Unite – 10/12/1948)
L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
(Costituzione della Repubblica Italiana - 01/01/1948)
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