lunedì 21 gennaio 2008

La inattendibilità delle recenti dichiarazioni del sindaco di Verona Tosi sulla situazione della Fondazione lirica solleva nuove preoccupazioni sul futuro del nostro Teatro stabile.

Nella sostanza il sindaco invoca finanziamenti statali a fondo perduto, per ripianare la voragine del deficit, sulla falsariga di quanto sarebbe stato fatto a Napoli.

Che un sindaco leghista e sostenitore delle privatizzazioni si aggrappi ad interventi statali e segua strade battute da comuni meridionali, tante volte criminalizzate e tacciate di “assistenzialismo e parassitismo”, la dice lunga sullo stato confusionale e sull’impotenza di Tosi, che disattende clamorosamente le promesse da marinaio fatte in campagna elettorale, solo pochi mesi fa.Tosi – tra l’altro – dimentica che il Teatro S. Carlo di Napoli è stato commissariato, oppure intende indicare questo percorso anche per l’Arena di Verona, ma allora lo deve dire apertamente, confrontandosi nelle sedi opportune.

Altre spiegazioni non vi sono, se non il menefreghismo e l’imperizia amministrativa, che comincia ad affiorare, una volta esaurito il bagaglio di demagogia e di pulsioni securitarie e razziste.

Se Verona vuole tornare ad essere una città aperta e avanzata, deve rimettere la cultura tra le sue risorse fondamentali, difendere il suo Teatro Stabile, valorizzare i propri corpi artistici, rilanciare la lirica, oggi ridotta a livelli inaccettabili.

E’ priva di qualsiasi fondamento la richiesta di finanziamenti a fondo perduto, senza la predisposizione di un piano credibile di rilancio.
Una dirigenza come quella di Orazi e del suo seguito ha accumulato negli ultimi due anni un deficit di gestione di quasi 10 milioni di euro e nessun veronese comprerebbe da loro una auto usata.

Insomma le uniche persone che il sindaco attuale riesce a rimuovere sono alcuni gruppi di rom e di extracomunitari; Tosi – acquiescente al volere dei potentati e delle corporazioni forti – si dimostra per quello che è, un Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti.

Ci pensi bene il sindaco e presidente della Fondazione Arena, perché – stando fermo – non riuscirà ad evitare che il suo nome venga automaticamente abbinato a quello di Orazi nella caduta libera del Teatro e del nome di Verona nel mondo.

La Sinistra – l’arcobaleno
Partito Socialista
VERONA

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