Silvio Berlusconi insiste: gli elettori di Udc e Destra votino il Pdl al Senato. Quella di Palazzo Madama è la partita decisi va e il Cavaliere sa che lo spostamento di poche migliala di voti può capovolgere il risultato finale. Il voto disgiunto è l'altra faccia del "voto utile". E all'appello di Berlusconi si oppone, ormai da diversi giorni, un tam tam nel centrosinistra per sfruttare al meglio le regole del Porcellum e tentare di sottrarre a Berlusconi i seggi decisivi in alcune regioni. A differenza dell'appello del leader Pdl, il contro-appello è più articolato. Si insinua nelle pieghe della legge. E cambia indicazione di voto di regione in regione. Per questo è meno immediato, ma potenzialmente può essere più efficace. Anche se Walter Veltroni, in realtà, non ha mai assecondato la filosofia del "voto disgiunto". Anzi, al loft la contrastano. Gli elettori però restano liberi. E il movimento di pochi può pesare tantissimo.
La regola di Berlusconi. Sin dall'inizio della campagna elettorale, il Cavaliere ha sostenuto che il solo voto utile nel centrodestra fosse quello al Pdl. Berlusconi è convinto di avere la vittoria in pugno. Ma gli studi e le simulazioni gli hanno dimostrato che, anche con due milioni di voti di vantaggio sul Pd, potrebbe vedersi sfuggire la maggioranza in Senato. Basterebbe qualche sconfitta in regioni in bilico come Lazio, Abruzzo, Marche, Liguria, Calabria. Oppure la crescita di Centro e Sinistra arcobaleno fino a raggiungere diversi quorum (8%) regionali. Se Udc e Sinistra supereranno complessivamente i 20 seggi, la chances di Berlusconi di tornare a Palazzo Chigi si ridurranno drasticamente. Da qui l'appello al voto disgiunto: votate pure per Udc e Destra alla Camera, ma non al Senato. La Destra, in particolare, può dare molto fastidio al Pdl nelle competizioni di Lazio e Abruzzo.
Le Regioni «rosse»- II passa parola del voto disgiunto nel centrosinistra è partito dall'Emilia. Dove il pronostico è favorevole al Pd. Secondo il Porcellum la coalizione che ottiene anche soltanto un voto in più, incassa il premio regionale: 12 seggi in Emilia. Egli sconfitti si dividono i senatori restanti. Da qui l'idea di diversificare le preferenze: votando Pd alla Camera e Sinistra arcobaleno al Senato, qualche migliaio di elettori può spingere il partito di Berti-notti oltre il quorum. In questo caso, Sa sottrarrebbe due seggi direttamente al Pdl. Lo schema può ripetersi in Toscana e Umbria (dove peraltro storicamente la sinistra radicai vanta maggiori consensi). E anche in Basilicata, considerata un'altra delle regioni «sicure» del Pd: stavolta però l'elettore Pd dovrebbe favorire al Senato l'Udc (sulla carta più vicina al quorum). I partiti intermedi in queste quattro regioni possono togliere al Pdl 6 seggi.
Nel regno del Pdl. Il voto disgiunto, per gli elettori del Pd che vogliono impedire il governo Berlusconi, può applicarsi anche nelle regioni dove il vantaggio di Pdl e Lega è ampio: Lombardia e Veneto. Sono le regioni dove Berlusconi spera di andare oltre la soglia del premio (55% dei seggi). Per ottenere il risultato al Cavaliere basta che superino 1'8% solo Pdl e Pd. Di contro, il voto disgiunto degli elettori Pd deve puntare alla conquista del quorum di almeno una delle forze intermedie. Aiutando la Sinistra al Senato in Lombardia, gli elettori «marginali» democratici possono sottrarre tré seggi al Pdl. In Veneto, però, è l'Udc più vicina al quorum: il voto disgiunto dovrebbe prevedere uno splitting al Senato a vantaggio dei centristi (in palio due seggi).
La Sinistra può ricambiare. È possibile anche un voto disgiunto in senso inverso: Sinistra alla Camera, Pd al Senato. Potrebbero attuarlo gli elettori di Bertinotti nelle regioni in bilico tra Pdl e Pd. Soprattutto laddove la Sinistra è sulla carta più lontana dal quorum. In ballo ci sono i seggi del premio. In Abruzzo, Calabria, Marche, Sardegna sarà difficile per Sa conquistare senatori. L'aiuto al Pd in Senato potrebbe valere invece 6 seggi in queste regioni. Poi ci sono le sfide apertissime di Lazio e Liguria. Dove però il voto disgiunto è più rischioso. È vero che la partita nel Lazio può diventare decisiva per il Pd ( 15 seggi a chi vince, 12 a chi perde). Ma, se Sa o Centro dovessero ottenere 1'8%, farebbero propri due senatori assestando un ulteriore colpo al secondo arrivato. E nel Lazio nessuno intende darsi per sconfitto.
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